venerdì 17 maggio 2013

Locandina Festival di Cannes 15-26 Maggio 2013

Uno sguardo alla locandina






Questa è la bella locandina dell'imminente Festival di Cannes, che come ogni anno raffigura un'immagine rappresentativa della storia del cinema rielaborata: quest'anno abbiamo la coppia Paul Newman - Joanne Woodward nel film Il mio amore con Samantha del 1963, del regista Melville Shavelson. Una bella immagine di cinema e di storia d'amore, poichè i due sono stati una coppia anche nella vita reale (fino alla morte di Newman nel 2008, 50 anni!). Intrigante anche l'elemento cinetico aggiunto dall'agenzia The Bronx che si è occupata di rielaborare l'immagine.
Nel link seguente trovate il sito del Festival di Cannes in cui è disponibile anche una versione animata del poster davvero molto CINETICA.

http://www.festival-cannes.com/en/readArticlePressRelease/59632.html


Un grande in bocca al lupo all'unico regista italiano, Paolo Sorrentino e al suo La grande bellezza!

Ps. Non fatevi ingannare, la regista Valeria Bruni Tedeschi, in concorso con Un château en Italie, è naturalizzata francese, come la sorella Carlà.








sabato 9 febbraio 2013

Film da vedere prima che qualcuno ci rovini il finale

Ovvero: Film meritevoli con finale a sorpresa presi di mira dai più agguerriti spoiler di tutto il mondo


Effettivamente dirvi che questi film contengono un finale a sorpresa (o comunque uno sviluppo di trama che lascia a bocca aperta...così vi confondo un po' le idee) è già di per sé un'anticipazione..tuttavia prima o poi lo sareste venuti a sapere dato che gli amici "guastafilm" si nascondono in ogni angolo.
Un ultimo piccolo consiglio prima di snocciolare la lista di film: non invitate un amico della suddetta categoria alla visione del film e non informatelo del vostro desiderio di vederlo, userà tutte le sue abilità più remote per impedirvi una soddisfacente fruizione!!



La lista si basa sui titoli citati nel testo della canzone di Caparezza Kevin Spacey: questi film vengono rigorosamente anticipati nella canzone, perciò non vi consiglio di ascoltarla prima di averli visti tutti (per altro, a mio avviso non è tra i singoli più riusciti del cantautore pugliese!)





Lista:

  1. Fight Club
  2. Shutter Island
  3. Il sesto senso
  4. L'esercito delle 12 scimmie
  5. The Others
  6. I soliti sospetti
  7. Seven
  8. Superman Returns
  9. Un perfetto criminale
  10. Saw - L'enigmista
  11. Il codice da Vinci
  12. The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair
  13. Io & Marley
  14. Hachiko - Il tuo migliore amico
  15. The Jackal
  16. Profondo rosso
  17. Psyco
  18. Sid & Nancy
  19. American Beauty
  20. Guerre Stellari
  21. The Prestige
  22. The Game - Nessuna regola
  23. La moglie del soldato
  24. Armageddon - Giudizio finale
  25. La passione di Cristo
  26. Disturbia
  27. Il curioso caso di Benjamin Button

Di questi 27 film purtroppo ne ho visti solamente 8, e di questi posso dirvi che:
- Io & Marley (che mi ha lasciata abbastanza delusa), La passione di Cristo e Il curioso caso di Benjamin   Button non dovrebbero nemmeno essere in questa lista (beh, ovviamente Gesù muore, ops!)

-Shutter Island, Il sesto senso, Saw, Hachiko (spoilerato alla nascita da tutti i trailer e i programmi di cinema), American beauty, Guerre stellari e The Prestige rientrano perfettamente nella categoria (chi non ha un conoscente che ha tentato di rovinargli la visione di uno di questi blockbuster?). Escludendo Il sesto senso e Hachiko (che mi mancano, ahimè per il primo), vi consiglio CALOROSAMENTE di vedere gli altri menzionati!


Questa lista potrà essere "work in progress", ovvero pronta ad accogliere suggerimenti ed aggiornamenti!
Invito anche voi lettori a contribuire a questo lavoro, così da salvare la visione di film meritevoli ed originali prima che i "guastafilm" ci spifferino tutto! :)


Proseguimento della lista:

domenica 3 febbraio 2013

"Midnight in Paris" - Recensione Film Home Video

Chi non ha mai sognato di vivere nel passato, incontrare gli intellettuali degli anni '20 e magari far correggere le bozze del proprio romanzo alla talent-scout Gertrude Stein?



Questo film è rivolto a questi sognatori. Confesso di aver avuto qualche pregiudizio nei confronti di Midnight in Paris: il protagonista incontra, ogni sera a Mezzanotte, novello Cenerentolo nella Parigi degli anni '20, il più stimolante crogiuolo di intellettuali che si siano mai ritrovati nella storia ad abitare (ma direi anche vivere) la stessa città. Il mio timore era quello che questo film, oltre a questa bella e sognante idea non riuscisse ad offrire molto di più. E non credo di esserci andata lontana.
"Midnight in Paris" è un film piacevole, breve, che ruota intorno all'idea centrale del mito dell'età dell'oro: per il protagonista, Gil, l'epoca perfetta sono gli anni '20, il luogo Parigi. In barba al concetto di progresso. La stessa nostalgia prova anche Adriana (una donna degli anni '20 che si innamora del nostro Owen Wilson durante le sue visite notturne nel passato), ma per la Parigi della Belle époque (da fine '800 alla prima guerra mondiale); e si sarebbe potuto procedere ancora all'indietro con una serie di personaggi innamorati di epoche precedenti, e via così con le scatole cinesi, fino ad arrivare probabilmente all'età di Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre. Per fortuna Woody Allen si ferma, perché Gil risolve il suo problema. Potremmo citare il luogo comune "Si stava meglio quando si stava peggio" (EPURATO da ogni significato neofascista!), perché Gil in fondo lo ha sempre saputo che si stava davvero peggio nel passato: cerca di far ragionare Adriana sugli aspetti negativi della fine dell' '800 (condizioni igienico-sanitarie più precarie su tutti) rendendosi così conto che la soluzione alla sua insoddisfazione, alla sua nostalgia, non va risolta fuggendo nel passato, ma impegnandosi per costruirsi un futuro migliore.

Insomma, alla fine questo lavoro di Woody Allen, oltre a non contenere strani messaggi nascosti, come spesso mi sono ritrovata a cercare nei suoi film, ci offre persino una morale finale. Una morale di speranza. La trama è coerente, non ci sono colpi di scena, il protagonista non è nevrotico (come i vari ruoli di Woody Allen o i suoi alter-ego), ma un sognatore come molti di noi, impersonificato da un solare e pieno di stupore Owen Wilson (finalmente uscito da quei ruoli comici-superficiali in stile "2 single a nozze", questa interpretazione lo riscatta con successo). Ma questo film è davvero di Woody Allen??

Per fortuna emerge qualche elemento che ricorda la firma del maestro: il dettaglio per i particolari, le citazioni, i dialoghi brillanti a volte, surreali altre, e su tutti la concezione dei rapporti d'amore; Gil forse non è davvero convinto di voler stare con due donne contemporaneamente, ma ad essere messa in discussione non è l'idea, bensì sono quelle due donne specifiche: una troppo ancorata al passato, l'altra troppo al (proprio) presente.

Simpatica la caratterizzazione dei personaggi degli anni '20: tutti relativamente piatti (ad eccezione di Gertrude Stein) ma molto divertenti: da Picasso a Hemingway, ma soprattutto Salvador Dalì-Adrien Brody che ripete continuamente la parola "Rinoceronte"; più noioso Buñuel che quasi non si degna di rispondere. Qualcuno però informi Woody Allen che nella sua amata Europa, dove viene apprezzato molto più che in patria, quasi nessuno conosce (purtroppo) i Fitzgerald, la Stein e Cole Porter. Più infelice a mio parere la rappresentazione dei personaggi contemporanei: degli stereotipi, quasi macchiette, troppo piatti e prevedibili per il posto che dovrebbero occupare nella vicenda. Davanti al personaggio della guida turistica Carla Bruni eccessivamente prodiga di traduzioni davanti al primo straniero che passa non si sa poi se ridere o piangere.

In conclusione, un film a mio parere piacevole, l'amore per la città di Parigi e per la cultura degli anni '20 (e per la cultura in generale) emergono in modo evidente e tracciano un meraviglioso dipinto, che purtroppo si conclude in se stesso.

Voto: 7 1/2: per l'originalità della sognante sceneggiatura (Oscar alla miglior sceneggiatura originale 2012), per la freschezza di Owen Wilson, perché c'è la mia amata letteratura in questo film. Però c'è, ahimè, poco Woody Allen, e si sente dal sapore di dolce e concluso che questo film lascia in bocca.

Da vedere se: amate la cultura, gli anni '20, o semplicemente siete dei sognatori insoddisfatti che vogliono ritrovare la fiducia nel futuro.

Da non vedere se: ...A mio avviso è un film per tutti, dura solo 1,30 h, secondo me non ve ne pentirete. A meno che odiate le storie con poca azione e lieto fine assicurato, i riferimenti culturali o pensate di non essere abbastanza esperti (ma anche in questo caso, non preoccupatevi). Se non amate i film di Woody Allen, non aspettatevi di trovare il suo marchio evidente. Anche se, in effetti, da Woody Allen non si sa mai cosa aspettarsi.

Curiosità: Non aspettatevi di trovare riferimenti a Van Gogh, pur citato nella locandina del film.



mercoledì 23 gennaio 2013

"The Impossible" - Recensione in anteprima

Al cinema dal 31 gennaio 2013


Una tragedia familiare. Neanche tanto tragedia.


Silenzio. Tanto silenzio. Anche prima che avvenga il disastro, lo tsunami (l'Impossibile) colpisce la mancanza di dialoghi coinvolgenti e la volontà del regista di lasciare parlare le immagini: bambini felici, regali di natale, fondali esotici. Lo spettatore, in attesa, avverte i presagi dell'imminente dramma, ma pare che anche i personaggi siano misteriosamente inquieti (ma perché? Perché quel romanzo di Conrad continua a perdere pagine? Al posto loro mi godrei la vacanza da sogno!). Finalmente (perché pare che non aspettino altro) arriva l'atteso Tsunami: si poteva fare di più riguardo agli effetti speciali?io credo di sì. Il film è tratto dalla storia vera di una famiglia spagnola, la cui nazionalità non viene mai accennata nella pellicola (forse solo nella versione italiana?), anzi, il nonno Brian dall'altra parte del mondo e il cognome Bennet lasciano pensare a tutt'altro luogo di provenienza. Ma deduco che non sia un dato importante. Questa è tuttavia l'unica scelta in direzione universalizzante che il regista Juan Antonio Bayona compie: tutto il film è infatti basato solo sul dramma familiare di cinque personaggi (genitori e tre figli maschi di età tra i 5 e i 12 circa) in vacanza in Thailandia per il natale del 2004.

SPOILER-TRAMA
Dopo il disastro naturale il nucleo si separa e lo spettatore è chiamato a seguire due vicende: quella di mamma e figlio maggiore che riescono a stare insieme, nonostante la donna sia gravemente ferita, e quella di papà e figli più piccini, tutti assolutamente incolumi, (i bambini in particolare non riportano neanche un graffio, tralasciando una scottatura per la quale si lamentano per meno di 10 secondi). Il padre, messi (più a meno) al sicuro i figlioletti, utilizzerà tutte le sue forze per ritrovare primogenito e moglie, la quale dovrà lottare tra la vita e la morte.
FINE SPOILER

Il silenzio di tutta la prima parte, e che accompagnerà lo spettatore per tutte le due ore, non viene davvero mai controbilanciato, neppure nelle scene nell'ospedale. L'azione si esaurisce con la dipartita dello tsunami e le scene successive sfoggiano la loro lentezza lacrimevole. Il dolore, la disperazione, l'abbandono e la morte toccano i protagonisti solo in brevi momenti, e comunque non riguardano MAI gli indigeni, che si trovano nel loro limbo, si comportano come misteriosi angeli esotici o  camerieri d'albergo al servizio dei turisti, non come esseri umani toccati personalmente da una immane catastrofe naturale.
Si poteva fare di più, si poteva dare più spazio alla vera disperazione, al vero dolore, mostrare non solo in brevi scorci gli ospedali gremiti di persone. Il reale rumore della distruzione naturale, della disperazione e delle ferite è stato scartato per dare spazio ad silenzio che commuove il pubblico, che lo fa entrare nei panni dei protagonisti e del loro momentaneo, breve e singolare dolore. Le premesse sono chiare e non ci si deve aspettare qualcosa di diverso: il film narra la storia di una famiglia colpita dallo tsunami ma non distrutta, anzi, in fondo neanche particolarmente scalfita da questa tragica esperienza. Cosa portano a casa i personaggi di questa esperienza? Un biglietto, un adesivo e una scritta col pennarello, ma quasi neanche un graffio. Si aggiunga una stucchevole enfatizzazione dell'aiuto nei confronti del prossimo, ed ecco una ricetta per la commozione, falsa, ottimista, riduttiva, parziale, a cui manca un buon bilanciamento di sangue, morte e individualismo.
Una storia troppo particolare, e un finale troppo lieto. Nel complesso il film manca di originalità e di ritmo.
Da notare qualche ripresa particolare (alcune scene in falso documentario durante i festeggiamenti del natale, ripresa all'altezza dei piedi di Ewan McGregor mentre sta iniziando la ricerca del figlio).
Gli attori sono comunque apprezzabili, Ewan McGregor ha un volto che sprizza ottimismo da ogni poro e per farci intristire è costretto a piangere lui stesso, Naomi Watts eccellente, e ancora di più il figlio maggiore Lucas (Tom Holland).

Da vedere se: amate piangere davanti ad un film creato apposta per farvi commuovere (io e quasi tutta la sala lo abbiamo fatto), ma anche ricordarvi che c'è sempre speranza.

Da non vedere se: vi aspettate un film sullo tsunami, sulle regioni colpite, con ricostruzioni naturalistiche e storiche fedeli o con effetti speciali particolarmente interessanti.

Voto 6: per gli attori, e perché il suo lavoro lo fa, sa far commuovere.

2 recensioni che condivido:
-A.O. Scott, The New York Times: "The Impossible è più il racconto di una vacanza rovinata che non la disamina di una distruzione di massa."
-Ty Burr, Boston Globe: "Prendete uno dei peggiori disastri naturali della storia e riducetelo in un brutto giorno al Club Med."

Un errore evidente: anche in una produzione spagnola ritorna il solito errore: ricordiamo a regista e staff che gli svedesi non scrivono in inglese per comunicare tra di loro.